Il Territorio
Licata
la perla del Mediterraneo
Licata ha una superficie di 178,91 kmq e confina a sud col Canale di Sicilia, ad ovest con Palma di Montechiaro, a nord con il territorio di Ravanusa, Campobello di Licata e Naro, a est con Butera. Prevalente è l’ambiente collinare; non mancano però vaste aree pianeggianti, di cui la più cospicua per estensione e per interesse economico è la “Piana Romano”, estesa per oltre 7 mila ettari, che funge da immediato entroterra dell’abitato. Caratterizzano la morfologia del territorio alcuni rilievi litoranei che conferiscono alla costa particolari pregi paesistici e cingono a sud la “Piana”. Tre tipi di colture tradizionali caratterizzano l’agricoltura licatese: seminativo asciutto (l’intera piana e le colline che la circondano), il frutteto (a guscio duro, precisamente mandorlo), l’incolto produttivo destinato a pascolo che occupa le zone più impervie. Non mancano coltivazioni di viti, ulivi, carrubi, agrumi, alberi da frutta (peschi, albicocchi, susini, meli e peri). Da alcuni anni a questa parte si è enormemente sviluppata anche la sericoltura che produce ortaggi di ogni tipo, pomodorini a grappolo e squisitissimi meloni “cantalupo”, ovunque esportati. Il clima è quello tipico della fascia costiera meridionale della Sicilia, contraddistinto da scarse precipitazioni annuali, concentrate nei mesi autunnali e invernali, rare in primavera, quasi nulle nel periodo estivo. L’inverno è mite e di rado si giunge a temperature inferiori a +5°. L’estate porta molta calura ed afa e spesso molta umidità, specie nelle ore serali. Tutto il territorio è esposto ai venti del sud (scirocco e libeccio) e di ovest (ponente).
La rete idrografica che incide il territorio licatese si articola nell’ultimo tronco del fiume Salso che attraversa la Piana e lo stesso abitato, sboccando con andamento tortuoso ad est del porto. Caratteristica di questo fiume è la presenza nelle sue acque di una certa dose di cloruro di sodio che varia al variare della portata, sicché è massima d’estate, minima di inverno. Assente è la grande industria. Attualmente sono attive piccole aziende a carattere casalingo: laterizi, scope di saggina, frantoi per l’olio di oliva, conservazione del pesce azzurro, cantieristica. Non sono più presenti i rinomati pastifici. Nell’artigianato occupano un posto di riguardo la lavorazione del legno, del ferro battuto, il ricamo, la produzione delle reti da pesca, la costruzione dei carretti, la confezione di dolciumi e la produzione di torroni. Secondo i dati Istat, la popolazione di Licata è passata dal 1901 al 1981 da 22.993 a 41.451 abitanti, registrando un calo considerevole nel 2001 con circa 38.000 abitanti, dato provvisorio, che ha riportato la città indietro di cinquanta anni, se si tiene conto che nel 1951 Licata contava 37.258 abitanti.
L’economia licatese trae buone risorse, oltre che dall’agricoltura, anche dalla pesca che c con la sua numerosa e moderna flotta peschereccia occupa circa 2.000 persone. Le qualità del pesce comunemente pescato sono: triglie, sogliole, merluzzi, seppie, varie specie di gamberi, platesse, spigole, saraghi, polipi e moltissimo pesce azzurro (sgombri, sardine, acciughe). Giornalmente da moderno mercato ittico più di 130 quintali di pescato, soprattutto pregiato, vengono smistati per i vari mercato del centro e del nord Italia. Recenti sono alcuni impianti di acquicoltura per l’allevamento e la produzione di branzini ed orate per la fornitura delle maggiori catene alimentari. Assai carente è, invece, l’economia portuale, nonostante le esorbitanti risorse che la Casmez abbia investito per il potenziamento e la ristrutturazione del porto commerciale. Nel settore del commercio prevalgono le botteghe alimentari, le rivendite di mobili e di abbigliamento, le gioiellerie, le mercerie e le profumerie. Numerosissimi sono i bar, le pizzerie e i ristoranti. Buona la produzione di gelati sfusi. Il settore turistico non riesce a decollare e pur disponendo Licata di un lungo e articolato litorale sabbioso, le iniziative di incremento son o pressoché nulle, se si fa eccezione per qualche impianto balneare estivo.
Le emergenze architettoniche e il patrimonio artistico rivestono un grande interesse anche per il loro pregio. Esiste un moderno museo archeologico, allocato al piano terra di un seicentesco partenio cistercense, il secondo per ricchezza di reperti della provincia di Agrigento, mentre la biblioteca civica custodisce ricche raccolte di libri rari (manoscritti ed incunaboli) e di pregio (cinquecentine).
I santi protettori di Licata sono:Sant’Angelo martire carmelitano, dal 1400, e San Giuseppe Maria Tomasi e Caro, cardinale teatino, da poco più di dieci anni.